SETZU

Setzu è un piccolissimo centro agropastorale di poco più di 150 abitanti, il minore del sud Sardegna e il terz’ultimo per residenti di tutta l’Isola. Il suo nome significherebbe ‘vecchio’, essendo il più antico tra i paesi vicini.

Il centro del borgo ha conservato un’architettura tradizionale: le sue case sono le tipiche abitazioni contadine del Campidano, note appunto come case campidanesi, con il portale d’ingresso sul cortile e di fronte l’abitazione con la “lolla”.

Sempre all’interno del centro storico è possibile scorgere la parrocchiale di san Leonardo, costruita nel XIII secolo in forme romaniche e andata in rovina sino al rifacimento del XVII secolo, con evidenti richiami barocchi. Accanto alla chiesa sorge il campanile a canna quadrata, testimonianza dell’originario impianto romanico. L’altro santuario del paese è dedicato a san Cristoforo.

Tra V e III millennio a.C., il territorio era ampiamente popolato, come testimoniano le domus de Janas di Domu ‘e s’Orcu e Grutta sa Perda. Resti di torri nuragiche attestano la presenza umana anche nell’età del Bronzo: vicino al nuraghe s’Uraxi, sono state trovate anche numerose ceramiche romane. Dello stesso periodo in località Corte Muros sono venuti alla luce parti di muri e coperture di abitazioni. Mentre in località Nuraxi ‘e Setzu osserverai i resti di un villaggio di età imperiale.

L’ economia del borgo si basa su agricoltura e allevamento: molto nota la produzione di carni, formaggi, vini e per funghi e lumache, riproposte ogni anno a metà agosto durante la sagra della fregola e de su pani indorau.

Tradizioni e cultura

Setzu è un paese molto legato alle tradizioni e alla cultura: parte del patrimonio culturale del paese è conservato nell’ex monte granatico e nel museo multimediale Filo di Memoria, allestito in un’antica dimora ristrutturata nel cuore dell’abitato.